La Guerra dei Cent’anni

Combattuta tra l’Inghilterra e la Francia dal 1339 al 1453 circa, ma con partecipazione di altri stati e popoli, e con vaste ripercussioni attorno, forma l’ultima fase del duello ingaggiato fra le due nazioni sin dal secolo XII. Essa scoppiò dopo che si spense il ramo primogenito della dinastia capetingia (1328): Edoardo III d’Inghilterra, figlio di Isabella di Francia, a sua volta figlia di Filippo IV il Bello, pretese allora la corona di Francia, in competizione con Filippo di Valois, di un ramo carpetingio cadetto, figlio di Carlo, fratello di Filippo IV il Bello. I giuristi e i pari di Francia respinsero le pretese di Edoardo III, con la dichiarazione che dame e discendenti di donne non potevano par coutume succedere al regno. Il re d’Inghilterra non protestò subito, ma si accontentò di prorogare l’omaggio al nuovo re Filippo VI (incoronato a Reims il 29 maggio 1328), per i due feudi di Guienna e di Ponthieu, che ancora gli rimanevano in Francia, ultimo residuo dei grandi possessi del secolo XII. Poi, dopo un convegno dei due principi (1329) anche tale questione parve risolta; nel 1331 l’omaggio fu prestato. Ma subito dopo, i rapporti fra le due corti si fecero tesi, quando Roberto d’Artois, cognato di Filippo VI, fuggito di Francia sotto accusa di gravi colpe, trovò larga ospitalità a Londra.


In tale atmosfera satura di contrasti, maturano i più gravi problemi dei rapporti franco-inglesi. Filippo VI di Francia aveva sviluppato un’energica azione in difesa del conte di Fiandra, Luigi di Nevers, nella lotta contro le borghesie anelanti all’indipendenza: a Cassel (1328), schiacciati i Fiamminghi, li aveva costretti a sottomettersi. Ma in Inghilterra si temette che tale azione francese fosse nociva al commercio delle lane anglo-fiamminghe. Altro motivo di preoccupazione inglese era il vedere il re di Francia intromettersi negli affari di Scozia, a favore dei Bruce e contro le aspirazioni inglesi. Né mancavano ragioni di contrasto riguardo alla Guienna, dove la giurisdizione inglese era sistematicamente disconosciuta dai tribunali e dai funzionari francesi. Edoardo III si trovò di fronte a un vero pericolo di sopraffazione da parte dell’avversario; apparve necessario, per frenare questa politica francese espansionista, di riprendere la vecchia politica dei Plantageneti, rivolta ad assicurarsi il possesso delle coste francesi dell’Atlantico.

Il re d’Inghilterra prese quindi l’iniziativa del conflitto, proclamando i suoi diritti al trono francese (1336); e assunse solennemente il titolo di re di Francia (1337), quando, per rappresaglia, da Parigi si ordinò l’occupazione della Guienna. Per colpire il conte di Fiandra e inquietare i Fiamminghi, l’Inghilterra vietò l’esportazione delle lane inglesi e l’importazione dei panni lavorati fiamminghi. Ne venne una grave crisi economica in Fiandra; l’agitazione contro la politica francofila del conte eruppe in vera ribellione; Luigi di Nevers si rifugiò a Parigi e il governo di Fiandra fu raccolto da Giacomo di Artevelde, mercante di Gand, proclamato capitan generale. Questi subito si alleò con Edoardo III, per riaprire i porti inglesi al commercio fiammingo. Il re d’Inghilterra sbarcò ad Anversa nel 1338; poi visitò a Coblenza l’Imperatore di Germania, Ludovico il Bavaro, che lo riconobbe come vero re di Francia. Due anni dopo, tra Edoardo III e i Fiamminghi fu stretto un patto di alleanza.

La guerra incominciò nel 1339, con l’assedio posto a Cambrai dagli Anglo-Fiamminghi; nel 1340 la flotta francese, all’Écluse, venne distrutta dalla flotta nemica. Gl’Inglesi cercarono allora di occupare Tournai; non essendovi riusciti, acconsentirono a una tregua annuale. Però la successione nel ducato di Bretagna, contesa da due rami della famiglia ducale, determinò l’intervento di Francesi ed Inglesi in difesa dei due rivali (1341-1364). Gravi scacchi per Edoardo III furono il passaggio dell’Impero all’alleanza francese e la caduta dell’alleato di Fiandra, l’Artevelde, ucciso in lotte interne. Ma nel 1345 forze inglesi cospicue sbarcarono in Guienna, avanzandosi ad Angoûleme e a Poitiers; nel 1346 Edoardo III sbarcava a sua volta in Normandia e minacciava Parigi; poi, distrutto in una grande battaglia l’esercito francese a Crécy (1346), assediava Calais. Questa città, arresasi dopo un anno di assedio (1347), diventò la base di operazione degl’Inglesi in Francia. Ma la stanchezza delle due parti fece sì che il Papa riuscisse a far accettare una nuova tregua, che durò con interruzioni e riprese sino al 1355.

Il conflitto franco-inglese aveva avuto subito le sue ripercussioni ovunque, anche in Italia. I re di Francia avevano, dopo Filippo il Bello, iniziato una politica attiva in Italia; e Filippo VI attendeva, con l’appoggio del Papa, a un piano di penetrazione nella penisola, sì da distruggervi ogni influsso della Germania. Lo scoppio della guerra fece fallire tali progetti: gli alleati, il papa e il re di Napoli, si videro inceppati nei loro disegni. Anche la vita economica italiana ne risentì. Edoardo III, rifiutando di riconoscere i grossi debiti contratti con alcune grandi banche fiorentine (Bardi e Peruzzi), ne determinò il fallimento. A Firenze e in Toscana molto considerevole fu il numero dei danneggiati; mentre d’altra parte i provvedimenti restrittivi presi dal governo inglese per favorire lo sviluppo di una industria laniera indigena furono di grave danno per i commercianti italiani, che vedevano contemporaneamente cadere i loro traffici nella Francia tutta assorbita nei problemi militari e impoverita dalla guerra.

Questa ricominciò nel 1355, per opera di Edoardo III, che da Calais percorse, devastando, l’Artois; mentre il principe di Galles (Principe Nero) attraversava tutta la Francia meridionale da Bordeaux a Narbonne, mettendola a ferro e fuoco. L’anno seguente, il Principe Nero ripeté la manovra, e da Bordeaux si diresse a nord verso la Normandia. Il nuovo re di Francia, Giovanni II, andò ad affrontarlo a Poitiers, ma fu completamente sconfitto e fatto prigioniero (19 settembre 1356). Seguì in Francia una difficile crisi per una violenta insurrezione rurale contro la feudalità (Jacquerie), e per il movimento borghese di Parigi, diretto da Étienne Marcel e Robert le Coq, che cercarono d’imporre alla monarchia, indebolita all’interno e umiliata all’estero, l’autorità degli Stati generali. Il re Giovanni II nel 1359 si rassegnò a firmare i preliminari di pace, a condizioni onerosissime, ovvero che la Francia avrebbe abbandonato all’Inghilterra tutte le provincie marittime occidentali. Il reggente ed il Consiglio reale di Parigi respinsero però i trattati. Si riprese la guerra, ma nel 1360 la mediazione pontificia riuscì a ristabilire la pace (trattato di Brétigny). L’Inghilterra si accontentò di ottenere la Guienna, il Poitou, la Saintonge, l’Agenais, il Périgord, il Limousin, l’Angoumois, il Rouergue, il Bigorre, il Ponthieu, Guines, Calais. Il riscatto di Giovanni II da 4 milioni di scudi fu ridotto a 3; Edoardo III dichiarava di rinunciare al trono di Francia e si disinteressava delle Fiandre, ottenendo dalla Francia analoga dichiarazione per la Scozia.

Giovanni II ottenne la libertà dopo aver versata la prima rata del riscatto, di 600.000 scudi, raccolta con grave difficoltà e con l’appoggio generoso di Gian Galeazzo Visconti di Milano, che ottenne in cambio, per il proprio figlio, la mano di sposa di una delle figlie del re. Ma, non essendo poi stato possibile raccogliere il resto della somma, Giovanni II si rassegnò nel 1364 a ritornarsene prigioniero a Londra; e qui egli morì. Per alcuni anni non vi fu una diretta ripresa di ostilità; ma, indirettamente, la lotta continuò. Il nuovo re di Francia, Carlo V, che, dopo la battaglia di Poitiers, aveva avuto un terribile nemico nel re di Navarra, Carlo II, cercò ora di abbatterlo: le vittorie dei suoi capitani, specie di Bertrand Du Guesclin, costrinsero il Navarrese a sottomettersi (1362-1365). Di maggiore importanza furono gli avvenimenti di Spagna. Scoppiata la guerra civile fra il re Pietro il Crudele e il fratello naturale Enrico di Trastamare, un esercito francese passò in Castiglia, in sostegno di questo pretendente, mentre gl’Inglesi intervenivano a difesa del primo. Guerra lunga e difficile, ma che finì col trionfo del protetto francese; e così la Castiglia diventò alleata della Francia contro l’Inghilterra (1369). Contemporaneamente Carlo V, con l’appoggio aperto del Papa, poté impedire il progettato matrimonio fra un figlio di Edoardo III e l’erede della contea di Fiandra, la quale sposò invece Filippo duca di Borgogna, fratello di Carlo V stesso. In tal modo anche la Fiandra si chiuse ora alla politica inglese. Tali successi destarono un senso di tranquillità e di fiducia in tutta la nazione francese; nel tempo stesso le riforme militari e amministrative di Carlo V restauravano la capacità dello Stato, rimettendolo in condizione di riprendere le armi con esito favorevole.

La guerra fu riaperta per la questione della Guienna, dopo che la pressione fiscale inglese spinse i feudatari di quella regione a fare appello al re di Francia. Carlo V citò il Principe Nero davanti alla sua corte per scolparsi (1368). Il principe inglese rispose che si sarebbe recato a Parigi con un esercito. Incominciarono allora le ostilità. Buoni generali francesi, come il Du Guesclin, iniziarono con energia e con ottimi successi l’occupazione del Poitou, del Limousin e degli altri possessi inglesi. Gli sforzi fatti dagli avversari per reagire all’offensiva fallirono; inutilmente Robert Knolles si avanzò da Calais sotto Parigi; il Principe Nero, che ammalato e portato su lettiga diresse una spedizione sino a Limoges, dovette, di fronte alle forze francesi, ritirarsi. Anche per mare gli Inglesi vennero sconfitti alla Rochelle da una squadra spagnola al servizio della Francia. La resistenza inglese venne ancora diminuita dalla morte del Principe Nero (1376) e di Edoardo III (1377). Così, quando Carlo V venne a morte nel 1380, egli lasciava nelle mani degl’Inglesi solo Calais e Bordeaux con pochi territori. Per alcuni anni, le operazioni militari furono interrotte da frequenti armistizi; nel 1385 fallì un tentativo inglese in Fiandra, come nel 1385 fallì un tentativo francese di sbarcare con grandi forze sulle coste inglesi. Finalmente, nel 1388, fu conchiusa una tregua decennale, e non poche trattative corsero negli anni seguenti fra Carlo VI di Francia e Riccardo II d’Inghilterra per un accordo definitivo. Nel 1396 la tregua venne rinnovata per 28 anni e al re d’Inghilterra fu promessa in sposa una figlia del re di Francia, Isabella.

Il governo di Parigi approfittò subito del ristabilimento della pace a occidente per riprendere la sua politica di espansione in Italia. E proprio in questi anni abbiamo l’occupazione regia di Savona e di Genova; i progetti di Luigi d’Orléans, diventato conte di Asti per il matrimonio suo con Valentina Visconti, di creare uno stato monarchico nella pianura padana; i tentativi degli Angioini per ricuperare Napoli. Ma tutto fu interrotto da una nuova ripresa della guerra contro l’Inghilterra. Qui, nel 1399, fu abbattuto Riccardo II, la cui politica assolutistica e francofila era giudicata contraria agl’interessi inglesi, e fu sostituito dal cugino Enrico di Lancaster. Da parte francese, allora, si pensò a prendere le difese di Isabella di Valois, la vedova di Riccardo II; il duca di Orléans sfidò il re Enrico IV a duello (1402); nel 1405, si ebbero scorrerie sulle coste inglesi e si progettò di attaccare Calais e Bordeaux. Nulla però si fece. Dopo il 1410, scoppiate le lotte civili in Francia fra Borgognoni e Armagnacchi, da ambo le parti s’invocò l’intervento inglese, più forte essendo l’odio di parte che non l’amor di patria. Prima gli Armagnacchi, nel 1412, promisero a Enrico IV aiuto per ricuperare l’Aquitania pur di ricevere appoggio armato; nel 1414, analoghe trattative aprì il duca di Borgogna Giovanni Senzapaura. In Inghilterra vi era grande entusiasmo per la ripresa della guerra; Enrico V, da poco salito al trono, desiderava di compiere mirabili imprese, e sognava la corona di Francia. Fra il 1414 e il 1415 vi furono a Parigi e a Londra discussioni per una conciliazione, e si stabilì che Enrico V sposasse Caterina figlia di Carlo VI. Ma gli accordi fallirono quando, per la dote, il re d’Inghilterra rimise in campo tutte le pretese dei predecessori. Enrico V, con grande rapidità, sbarcò nell’agosto del 1415 a Saint-Adresse e occupò Honfleur. L’esercito francese, avanzatosi a chiudergli il passo, fu sconfitto ad Azincourt.

Successivamente, caddero in possesso degl’Inglesi tutte le città della Bassa Normandia. Le forze francesi erano paralizzate dall’aggravarsi della guerra civile; il duca di Borgogna, dopo avere assistito all’invasione inglese senza nulla fare né per aiutarla né per impedirla, ora sfruttava la situazione; nel 1418, s’impadronì di Parigi ed ebbe in suo possesso il vecchio re Carlo VI e la regina Isabella. Frattanto gli Armagnacchi si raccoglievano a Bourges attorno al giovane delfino, Carlo. Il progredire della conquista inglese parve per un momento determinare l’intesa fra il delfino e Giovanni Senzapaura e vari colloqui avvennero fra i due principi nell’estate del 1419. L’assassinio del duca di Borgogna, al ponte di Montéreau (1419), per opera di alcuni capi Armagnacchi, spinse il nuovo duca Filippo a un’alleanza definitiva con Enrico V; questi sposò ora Caterina di Francia e fu riconosciuto da Carlo VI come suo erede (trattato di Troyes 1420). Allora l’occupazione inglese del nord-ovest del regno si svolse rapidamente; anche Parigi fu occupata dal re d’Inghilterra. La Loire formava la linea di confine fra i territori sottomessi dagli Inglesi e i territori dominati dal delfino di Francia, quando la morte di Enrico V fermò l’avanzata inglese verso sud. Essendo pure nel 1422 morto Carlo VI, fu proclamato a Parigi re di Francia e d’Inghilterra il giovanissimo Enrico VI, sotto la reggenza dello zio paterno Giovanni di Lancaster, duca di Bedford.

Verso il 1424 il delfino di Francia, che a sua volta si era proclamato re col nome di Carlo VII, cercò di riprendere l’offensiva, ma fu presto fermato a Verneuil; però, nonostante gli sforzi per entrare nel Maine e nell’Angiò, neppure gl’Inglesi poterono ampliare la loro occupazione. Li paralizzava il sistema di tregue annuali che Carlo VII, a cominciare dal 1425, era riuscito a concludere col duca di Borgogna, grazie all’intervento arbitrale di Amedeo VIII duca di Savoia. Il concentramento delle forze francesi fece sì che a stento gl’Inglesi riuscirono a occupare nel 1425 Mans; nel 1427 attaccarono Montargis e l’anno dopo avanzarono su Orléans per aprirsi la via al cuore della Francia. La dominazione inglese nel nord della Francia era tuttavia poco sicura: nelle popolazioni rurali gravissimo era il malcontento; in Normandia viva effervescenza; a Parigi, non rari i complotti. L’assedio di Orléans, incominciato nell’ottobre del 1428 e fattosi rigidissimo nel dicembre, commosse le popolazioni. Solo il governo di Carlo VII parve non avvertirne l’importanza e, dopo un tentativo di ostacolare le operazioni degli assedianti (12 febbraio), abbandonò la città al suo destino. L’arrivo improvviso a Chinon, dove soggiornava il re, di Giovanna d’Arco (23 febbraio 1429) cambiò del tutto la situazione. Convinta della missione datale da Dio di salvare la Francia, la fanciulla riuscì a imporsi al re e ai suoi consiglieri. Alla testa d’un corpo di milizie affidatole, essa marciò su Orléans, dove riuscì il 29 aprile a entrare con una parte di soldati. L’8 maggio, gl’Inglesi abbandonavano l’assedio.

Giovanna d’Arco si propose allora di condurre il re a Reims per la consacrazione regia e, vincendo lo scetticismo della corte, riuscì nel suo intento. Il 10 luglio, si aveva l’occupazione di Troyes; il 16 di Reims; il giorno dopo Carlo VII era incoronato alla presenza di Giovanna d’Arco. Fu possibile nei mesi seguenti occupare il territorio di Soissons, di Beauvais, il Valois, e si minacciò Parigi. Fallì però il tentativo di rioccupare la capitale, fatto da Giovanna d’Arco nel settembre. La situazione parve nuovamente aggravarsi al principio del 1430, avendo il duca di Borgogna abbandonate le tregue con Carlo VII e rifatta l’alleanza con l’Inghilterra. Nel maggio del 1430, i Borgognoni e gl’Inglesi assediarono Compiègne; Giovanna d’Arco accorse; ma in uno scontro cadde prigioniera e fu consegnata agl’Inglesi (23 maggio). Non cambiò tuttavia il corso favorevole della guerra. Da Londra venne a Parigi il giovane Enrico VI per risollevare gli animi; ma invano. Dal 1431 al 1435 gli Inglesi continuarono a perdere terreno. Peggio fu quando, nel 1435, il duca di Borgogna li abbandonò, conchiudendo con Carlo VII la pace definitiva di Arras. L’occupazione inglese crollò e, nell’aprile del 1436, Parigi fu di nuovo nelle mani dei Francesi. Solo la Guienna, a sud, e la Normandia rimanevano in mani nemiche, quando nel 1444 si conchiuse una tregua, necessaria al governo di Carlo VII per riorganizzare lo stato. Le ostilità si riaprirono solo nel 1449; e anche Rouen, la Normandia e il Cotentin vennero occupati, vano riuscendo il tentativo di offensiva fatto dagl’Inglesi nel 1450. Nel 1451, anche la Guienna venne attaccata e Bordeaux cadde il 30 giugno e nell’agosto anche Bayonne. Il malcontento dei Bordolesi permise una rioccupazione della città da parte degl’Inglesi nel 1452; ma il 19 ottobre 1453 Bordeaux ritornò, e definitivamente, in possesso del re di Francia. Ora la guerra cessò, senza alcun trattato di pace; gl’Inglesi, di tante conquiste, conservavano solo Calais che dovevano tenere sino al 1558.

Il periodo guerresco che va dal 1420 al 1440 fu per la Francia funestissimo, come nessuna delle fasi guerresche precedenti. Popolazioni decimate, paesi e città devastate, industrie cessate, commerci scomparsi; occorsero vari decenni di pace perché la Francia si rimettesse. Naturalmente anche il commercio italiano, che traeva grandi ricchezze dalle relazioni francesi, fu colpito, e cercò allora di trovare un compenso in Germania. Ancora peggiori, dopo il fallimento della guerra, le condizioni dell’Inghilterra, destinata a passare anch’essa, ora, attraverso agli orrori della guerra civile.

D’altra parte bisogna notare che la Francia, se ebbe dalla guerra danni gravissimi, si avvantaggiò nella sua compagine morale. La lotta contro lo straniero raccolse il popolo francese in salda unità attorno alla propria monarchia, la quale poi, dalla vittoria e dal rinnovato prestigio all’interno, avrebbe derivato la capacità d’imporsi anche alle classi feudali, per dar vita allo stato moderno. A ragione gli storici francesi scrissero che la guerra dei Cent’anni segna la fine del Medioevo e la nascita della nazione francese.

Fonti:

a cura di Matteo Soave