Le Streghe di Mondragon: tra verità e leggenda

Il territorio del Lago di Garda è legato a moltissimi miti e leggende che vengono raccontati dall’antichità. Storie di re e regine, mostri e amanti, fatti storici e fantastici che si intrecciano creando degli ibridi leggendari, che ancora oggi ci affascinano e tengono svegli nelle serate intorno al fuoco. Una di queste storie è il racconto delle Streghe di Mondragon, località situata su una collina del comune di Lazise.

La collina di Mondragon Lazise all’alba (Foto: Silvia Recalcati)

IL CASO DEL GATTO MEDIEVALE

Nella primavera del 2018, durante il restauro delle mura meridionali di Lazise, gli addetti hanno ritrovato i resti di un mammifero, molto probabilmente un gatto, murato vivo insieme ad altre ossa. Lazise è considerato il primo comune libero d’Italia e si trova sulla riva del Lago di Garda. Il centro storico è circondato da una cinta muraria risalente al X secolo. Il rinvenimento del presunto gatto si trova proprio sulle mura, in prossimità della “Porta del Lion”, e si colloca alla curiosa altezza di circa 3 metri. Com’è noto, nel Medioevo, epoca di costruzione delle mura e del castello di Lazise, i gatti erano considerati i compagni diabolici delle streghe, tanto che Papa Gregorio IX, in carica dal 1227 al 1241, autorizzò lo sterminio di qualsiasi gatto in nome di Dio.

Volando con la fantasia è possibile collegare questo scoperta archeologica con la leggenda delle streghe di Mondragon, ma prima di tutto è necessario distinguere tra verità e invenzione, tra fatti storicamente provati e racconti che si tramandano dall’antichità.

Il mammifero, probabilmente un gatto, ritrovato nella cinta muraria (Fonte: L’Arena, Katia Ferraro)

FATTI STORICI

Mondragone (o Mondragon), il cui nome significa “monte del dragone”, è una collina che dista un paio di chilometri da Lazise. L’antico borgo di Mondragon fu un tempo sede della Vicarìa (nel Medioevo, la circoscrizione territoriale su cui aveva giurisdizione un vicario).

Nel 1407 la Repubblica di Venezia dona al comune lacisiense la Vicaria di Mondragon, con le sue giurisdizioni e possedimenti.  Prima d’ora Mondragone era già contrada del Comune di Lazise, ma con separata giurisdizione.

“Damo, liberamente concedemo, et donamo alli prefati Sudditi Nostri, et Fedeli, Comune et Uomini di Lazisio la Vicaria, seu Curia di Mondragon pertinenze di Lazisio con tutte, et ogni une Giurisdizioni, Pertinentiae, Possessioni, Terre, Prati, Decime, et altre reson alla detta Vicaria spettanti ecc. ecc.” (Ducale 3, giugno 1407, Repubblica di Venezia)

A sinistra: Stemma Antico del Comune di Lazise (Fontana F.). A destra: Stemma attuale (Fonte: Araldica Civica)

Lo stemma del Vicariato di Mondragone era un drago posto sopra un campo dalla forma di uno scudo, colorato di celeste nella sezione inferiore e rosso in quella superiore. Parte di questo stemma viene integrato in quello di Lazise dopo l’acquisizione del Vicariato.

Come si vede nello stemma attuale lacisiense infatti, accanto ai rombi azzurri e bianchi connessi all’antico regno bavarese, trova posto anche un drago rosso, a simboleggiare proprio Mondragone.

Negli scritti storico-scientifici di Francesco Fontana, studioso di Lazise, è documentato come Mondragon possedesse sulla sommità della sua collina un castello o una rocca. Le fondamenta e sotterranei di questo castello erano ancora esistenti nel 1841, anno in cui Francesco Fontana documenta la geografia del luogo. Quello che rimane tutt’ora ignoto è come questa fortificazione sia andata distrutta nel tempo.

LEGGENDA

Il mito secolare delle streghe di Mondragon, che si intreccia con la storia di Lazise, racconta che questo castello ospitasse creature magiche come draghi e fattucchiere. Secondo la tradizione popolare v’era anche uno stretto cunicolo sotterraneo che collegava direttamente il suddetto castello al porto di Lazise.

Il racconto delle streghe di Mondragon è una delle varianti del mito della barca stregata, diffusa in molte zone d’Italia, ad esempio la storia di “Ciccio ‘o stuorto” di Meta di Sorrento.

La leggenda vuole che gli abitanti di Lazise sentissero rumori molesti e urla agghiaccianti provenire dal maniero di Mondragon al calar del sole e pertanto, timorosi e impauriti, si rinchiudevano nelle proprie abitazioni.

Un lacisiense aveva notato che, ogni mattina successiva ad una notte di temporale, la propria barca si trovava in una posizione diversa da dove l’aveva lasciata e con gli utensili a bordo in disordine. Pertanto, durante una notte caratterizzata dalla presenza di abbondanti nubi, decise di nascondersi nell’imbarcazione. A mezzanotte giunsero da un cunicolo due losche figure; erano donne di Mondragon e avevano capelli trasandati, volti pallidi e denutriti. Egli le riconobbe come streghe. Le due maliarde salirono sulla barca e comandarono ad essa di dirigersi verso il golfo di Salò, dove incontrarono un’altra imbarcazione, proveniente dalla sponda opposta, che ospitava altre streghe della “Val delle Strie” (Valle delle Streghe).

La Val delle Strie altro non è che la Val Vestino, una valle situata tra la Val Sabbia e il Lago di Garda.

I due gruppi di fattucchiere dibatterono a lungo per scatenare un terribile temporale che andasse a colpire le campagne dei lacisiensi, rei di aver importunato le due donne di Mondragon.

Una volta stabilito il piano, le streghe tornarono indietro e, non appena sbarcarono a Lazise, si scatenò un tremendo temporale.

Il barcaiolo, svenuto per lo spavento, venne ritrovato dai suoi compaesani il mattino seguente. Dopo aver raccontato tutta la vicenda, s’apprestò a far benedire la propria imbarcazione per allontanare il maligno.

La leggenda termina con la distruzione del castello di Mondragon, causata da un fulmine durante una tempesta proveniente da occidente.

Ancora oggi, quando i temporali provengono dalla Val Vestino, essi si manifestano in modo piuttosto violento sulle terre orientali del lago di Garda ed è uso comune dire che “giungono dalla Val delle Strie”.

 

FONTI:

a cura della Dott.ssa Silvia Recalcati