Azzo VIII d’Este

Azzo, chiamato anche Azzone, è stato marchese di Ferrara, di Modena e Reggio dal 1293 al 1308. Era figlio di Obizzo II, e nella sua biografia molti ipotizzano sia stato pure il suo assassino.

Aveva 4 fratelli: Fosco, Beatrice, Francesco e Aldobrandino (dall’ultimo la linea estense italiana e quella tedesca, antenato dei d’Este duchi di Modena). Aveva anche due mogli: la prima moglie di Azzo VIII è stata Giovanna Orsini, di Roma, nata da Bertoldo conte di Romagna nel 1278, il cui padre è Gentile I Orsini fratello di Giovanni Gaetano divenuto Papa Niccolò III, morì nel 1304; la seconda moglie fu Beatrice, figlia di Carlo II d’Angiò Re di Napoli. Si sposo con ella nel 1305. Beatrice gli fu data in sposa giovanissima; lui era già in età avanzata. Negli archivi di Este, e secondo Dino Compagni (politico e scrittore italiano), pur di avere la fanciulla, Azzo VIII la “comprò” a caro prezzo, accontentandosi di una dote modesta e versando a Carlo II una ingente somma di denaro (che a quell’epoca furono 51.000 fiorini). Diversi altri smentiscono che sia avvenuto questo matrimonio supponendo che debba trattarsi di un equivoco dovuto al numero di esponenti della casata chiamati Azzo e numerati imprecisamente: Azzo sarebbe stato III come sovrano di Ferrara ed VIII come generico membro della dinastia. Ebbe un figlio illegittimo, Francesco detto “Fresco”.

Nel 1294, poi, quando Azzo VIII e Francesco I d’Este cacciarono da Ferrara Costanza della Scala, vedova di Obizzo II, rea di aver sposato il loro padre, egli gli mosse guerra in difesa della figlia e, supportato dai Padovani, li sconfisse esaltando la vittoria nel giorno di San Martino con una sontuosa festa.

Azzo VIII 2Azzo venne inoltre descritto da celebri poeti dell’epoca: Dante Alighieri parlando del padre, condannato tra i tiranni, sembra voler rivelare Azzo come il suo assassino, mettendo fine a quelle voci e incertezze delle quali si trova eco nelle cronache dell’epoca. Dante lo indica inoltre come solo “figliastro”, ma non è chiaro se volesse indicare un figlio degenere o un figlio illegittimo. In ogni caso l’atto d’accusa di Dante è particolarmente significativo se si considera che, quando egli stava scrivendo l’Inferno, Azzo era ancora in vita o era morto da pochissimo. L’Alighieri lo cita indirettamente nella Divina Commedia come nemico di Jacopo del Cassero, podestà di Bologna e vittima illustre del marchese Azzo VIII d’Este che nel 1268 lo fece trucidare in territorio padovano.

Nel 1296 diviene Signore di Modena e Reggio e insignito del titolo di Marchese.

Nel 1297 Azzo VIII d’Este stipula con la città un trattato di pace, abbandonando la fazione dei Sanvitale.
Fece inoltre ricostruire la fortezza di Bazzano (Rocca dei Bentivoglio), che attualmente è collocata in provincia di Bologna.

Nel 1306 perse Modena e Reggio nell’Emilia, che erano insorte.

Morì nel 1308, facendosi trasportare da Ferrara a Este, nella casa di Nicolò II da Lozzo. Alla sua morte gli successero i fratelli minori e la loro discendenza.
Lasciò per testamento al nipote Folco, figlio del fratello Fresco, tutti i possedimenti, causando l’opposizione dei fratelli esclusi. Il conflitto per la successione causò la prima guerra di Ferrara.

Qui di seguito viene citato quanto fu scritto sulla vita di Azzo, in un testo che descrive le varie famiglie e i propri componenti e le biografie nell’epoca medievale:

“Alla morte del padre, Ferrara, Modena e Reggio lo riconobbero in signore.Il suo governo fu sempre immerso in sciagure. Egli non fu mai né saggio, né prudente. Suo fratello Aldrovandino cominciò col muovere dubbi sul diritto di Azzo alla successione dell’intero dominio, giacché non era ristretto a primogenitura, poi abbandonò le sue ragioni a’ padovani. Furon questi pronti a colorare le ostilità ostentando la difesa dall’oppresso fratello, e spinsero i signori i Verona a vendicar le offese da Azzo fatte alla matrigna.
Dovette Azzo prender l’armi per difesa, poi adattarsi ad un trattato, che lo obbligò a cedere alcune terre, fra le quali anche Este, che fu perduta per sempre. Parve che a questi danni volesse trovar compenso coll’acquisto di Parma, a prese assai male le sue misure. Furono scoperte le secrete sue intelligenze col vescovo di quella città Obizzo Sanvitale, che fu subito scacciato. I Correggeschi colà potenti presero le armi, ed i bolognesi, che per motivi di confine erano seco lui in continue discordie, si gloriarono di soccorrere i parmigiani loro alleati. Mandò egli allora in segno di sfida il guanto insanguinato per mezzo d’un araldo a’ bolognesi. Così nel 1295 scoppiò la guerra, che ebbe fine dopo tre anni di devastazioni. Azzo non dimise però il pensiero di conquistar Bologna: le sue pratiche fino al 1303 non servirono però che a far delle vittime in quella città. Poiché nulla di quello che Azzo ordì rimase celato fino agli opportuni momenti.
E la cattiva riuscita delle sue imprese, fu poi l’origine della perdita di Modena e Reggio. Mormoravano i modenesi, che nella pace co’ bolognesi avessero loro dovuto cedere Bazzano e Savignano, e che i Rangoni vivessero banditi per aver appoggiato le pretese non del tutto irragionevoli di suo fratello Aldrovandino. In Reggio i primati erano inaspriti, che Azzo avesse voluto presidiare colle sue milizie le loro castella, ed il popolo vedeva con disdegno, che s’innalzasse un castello per tenerlo pace da’ suoi ministri. Durò però la calma fino al 1305, in cui il suo secondo parentado destò gelosie di stato. Gli Scaligeri, i Bonacolsi, i Correggio, e Bologna s’unirono alla lega, ed Azzo fu assalito da tutte le parti. Questo fu il momento in cui Modena si ribellò. Eravi al governo Manfredino da Sassuolo. Sassolo figlio di Manfredino gran partigiano del reggimento popolare forzò il padre al tradimento. Scoppiò la congiura la notte del 26 gennaio 1306. Erasi fatta scorrere l’acqua per le vie, acciò agghiacciandosi dovesse rendere pericoloso alla cavalleria di Azzo il combattere, e con arte si erano fatte chiudere le porte delle case di alcuni a lui più fedeli, acciò non potessero con prestezza uscire. Allo scoppio del tumulto quelli tra gli amici del marchese, a’quali venne fatto di poter prender l’armi, accorsero alla casa di Manfredino ebbe tutta l’opportunità di condurre a termine l’impresa. Reggio imitò l’esempio di Modena, e le due città si eressero in repubbliche. Azzo circondato da tanti nemici, non si perdé di coraggio. Il suocero gli spedì un soccorso di catalani,lo assisté Firenze, e Bologna, che era stata ridotta a parte guelfa coll’espulsione de’ Lambertazzi. Ma tradito dagli stipendiari vide il nemico avvicinarsi alla sua residenza. Scoprì congiure e fece morire due de’ Costabili e tredici de’ Turchi. Si risolse finalmente di portar la guerra nel mantovano, ma infermatosi morì in Este nel 1308, 1 febbraio, mentre si faceva portare a’ bagni di Abano. Corse voce che fosse ucciso dal fratello Aldrovandino, ma fu una calunnia. Egli è ben certo che quest’uomo autore di tante sciagure alla sua casa, lasciò morendo tante cagioni di dissensioni domestiche, che la sua memoria non fu mai gradevole. Azzo nel 1294 aveva ricavato il cingolo militare, nel 1295 portava ancor il titolo di marchese della Marca d’Ancona, e nel 1304, fu ascritto co’ figli alla nobiltà veneta. Mughinardo da Susinana, Uguccione della Faggiuola militarono sotto i suoi comandi. Nel 1297 gli abitanti di Comacchio lo elessero il loro signore, il che nel secolo XVI fu origine di tanti guai.”

FONTI:

a cura di Carlo Stefanelli