Tipologie di archi ed elementi principali

Breve introduzione storica sull’evoluzione dell’impiego dell’arco

La storia dell’utilizzo dell’arco si perde nella notte dei tempi. i primi segni di utilizzo dell’arco da parte dell’uomo risalgono secondo alcuni dipinti rupestri (famosi i dipinti nella Grotta di Altamira in Spagna) a circa 120.000-20.000 anni fa nel periodo del Paleolitico Superiore.
Secondo alcuni ritrovamenti fatti risalire al periodo del Neolitico già nel periodo Paleolitico è nata la distinzione tra la tecnica costruttiva Europea e quella Orientale, distinzione durata fino al periodo medioevale.
Tuttavia l’arco si limitava ad essere uno  strumento di caccia per il sostentamento della tribù e non era ancora impiegato in ambito bellico.
Così è stato anche per gran parte del periodo Romano, le cui legioni preferivano utilizzare i frombolieri (famosi i frombolieri delle Baleari) sui campi di battaglia piuttosto delle formazioni di arcieri. L’inversione di tendenza si nota nel I secolo a.C. quando i Romani si scontrarono con i Parti e poterono constatare l’efficacia degli arcieri a cavallo. I Romani quindi crearono le formazioni dei sagittarii che utilizzarono per difendere i confini orientali dell’Impero.
Da quel momento, e per tutto il primo millennio, l’arco divenne parte di ogni esercito europeo anche se in forma secondaria, l’uso massivo dell’arco in battaglia si ebbe solo nel Basso Medioevo, con la Guerra dei Cent’anni.

Tipologie di archi

Prima di parlare degli archi a livello storico guardiamo gli elementi che compongono normalmente un arco:

  • Un corpo centrale (raiser/teniere) dove è presente l’impugnatura, di solito rigida, un po’ più spessa del resto del corpo dell’arco, situata nella parte centrale di esso, e spesso avvolta e delimitata da un manicotto di pelle.
    È consigliabile che la parte centrale dell’arco, non superi un terzo dell’intera lunghezza dell’intero arco così da non avere una trazione disomogenea nel momento di mira.
  • Due aste flessibili (rispettivamente al di sopra e al di sotto del corpo centrale) chiamate “flettenti”, trattate col fuoco per la curvatura. Quando l’arco viene teso, accumulano energia che al momento del rilascio della corda trasferiscono sulla freccia.
    La freccia non entra a contatto con l’arco nel suo punto centrale bensì poco sopra, per questo per ottenere una spinta simmetrica i due flettenti non possono essere perfettamente uguali. I flettenti terminano con punte in genere rinforzate, con alloggiamenti per gli occhielli della corda.
  • Le nocche: sedi per inserire gli “occhielli” (piccole asole) della corda, di solito rinforzate (in osso, corno, o altro). Le nocche sono quindi degli incavi dove la corda si congiunge ai flettenti.
  • La corda, detta anche impropriamente “nervo”, è composta da un numero variabile di fili (di solito 12-16) di materiali diversi (tendini di bue ritorti e ingrassati per non seccare).

 La prima grande differenza tra gli archi si può fare tra gli archi semplici (europei) e quelli orientali (compositi).

Archi semplici:

L’arco semplice è tipico della tecnica costruttiva europea. È formato da generalmente da un unico elemento flettente collegato con una corda alle due estremità. Il legno normalmente utilizzato è quello di tasso per la sua grande flessibilità, tuttavia si possono usare molti altri tipi di legno come l’osage, il maggiociondolo e l’acacia. Gli archi semplici poi si possono differenziare in archi lunghi ed archi corti in base alla loro lunghezza. Generalmente la definizione di arco lungo è entrata in uso con l’utilizzo di archi più lunghi del tiratore, questi archi erano i più utilizzati nel Medioevo e furono sviluppati inizialmente dai gallesi e furono i diretti predecessori dei longbow inglesi.

Archi compositi:

Gli archi compositi sono tipici a differenza di quelli europei della cultura orientale/medio-orientale. Un arco composito appunto per come suggerisce il nome è un arco formato da vari elementi uniti tra di loro spesso mediante l’uso di colle di  origine animale. Gli elementi principali sono il legno per la parte centrale, corno sul ventre, tendine sul dorso, e legno spesso rinforzato con ossa alle estremità dei flettenti.

L’insieme degli elementi che compongono l’arco composito aveva origini disparate:

  • Corno: le parti in corno potevano essere ricavate dal bufalo d’acqua, diffusissimo in Asia, come da diversi tipi di antilopi quali l’orice o l’ibex o dagli ovini. L’arco ungherese si segnala per l’utilizzo del corno della mucca grigia ungherese selezionata dai Magiari.
    Alcuni tipi di corno animale venivano però scartati perché soggetti a rapido deterioramento provocato dall’uso.
  • Legno: le popolazioni turche ricorrevano sovente all’acero, mentre in Cina ebbe larga diffusione l’uso del bambù e del gelso. Requisito fondamentale per il legno era che assorbisse bene la colla.
  • Tendine: si ricorreva di solito ai tendini delle zampe posteriori delle gazzelle o di ungulati domestici. Il tendine dei bovini era normalmente evitato perché troppo ricco di grassi.
  • Colla: la colla utilizzata per unire il tendine ed il corno al legno era colla animale ottenuto dalla bollitura di pezzi di tendine, pelle di animali o vescica natatoria dei pesci.

Questa tipologia di archi consentiva di ottenere le stesse prestazione di un arco semplice a vantaggio di una dimensione ridotta e quindi di una maggiore manovrabilità. Questi archi tuttavia non si sono mai sviluppati in Europa perchè non adatti ai viaggi in mare ed ai climi eccessivamente umidi che compromettevano in fretta la tenuta della colla portando ad un deterioramento rapido dell’arco.

FONTI:

a cura di Michele Pighi